Libertà di oziare davanti un piatto

Quando sono arrivata a Milano… un po’ di tempo fa ormai, la Piazza Cordusio, di cui non ricordavo mai il nome, la chiamavo la piazza delle banche ora, come d’altronde ci stiamo accorgendo, il mercato richiede altro e le banche stanno scomparendo, al loro posto subentrano esercizi di food. Beh forse prima le banche erano troppe, ora forse bisognerebbe selezionare gli esercizi del food.

Allora proprio in questa zona centrale della città meneghina volevo segnalare un nuovo ristorante di cui, per un mio errore, ho conosciuto due simpatici proprietari. Mi ero presentata, proprio vicino alla ex piazza delle banche, via Gaetano Negri angolo Santa Maria Segreta 5 a Milano, il giorno prima di un evento e, chiaramente mi ero accorta dell’errore visto che non c’era nessuno, ma avevo incontrato due giovani Uberto e Fabio che, gentilissimi, mi hanno presentato il loro ristorante che ha solo un anno ed è situato in un palazzo progettato da Gio Ponti, ben 400 mq di spazi.

Ispirato a De Chirico, il progetto degli architetti e designer di N+M Design Studio che l’hanno realizzato, mescola i principi dell’interior design a quelli puramente architettonici, infatti OTIVM, interessante il gioco della U che si trasforma in una V nel nome, è ideato e creato da Valerio Tremiterra con la cura di Nick Maltese ed altri partner dello studio.

L’atmosfera è quasi teatrale e surrealista, impressione avuta di giorno e che la sera immagino aumenti, con questo rincorrersi di archi, linee pulite e neoclassiche, quelle che ritroviamo nei quadri dell’artista e che rinforzano il gioco prospettico accentuato da uno sfondo che vibra e che mira a creare immagini volutamente indefinite, che giocano sull’interpretazione di chi le osserva.

Archi al neon, pareti translucide, grandi colonne colorate e un sinuoso pavimento in resina che riprende le linee quasi dinamiche del soffitto. Anche i colori sembrano ricordare il grande maestro della pittura metafisica, specie nella scala che porta al soppalco del locale che è supportata da un’imponente colonna neoclassica, dipinta per metà di colore vinaccia e per metà blu notte, nuance della tavolozza colori di De Chirico.

Eleganti poltroncine proposte in colore total white e total blu in un gioco di scacchi, divanetti e tavoli si alternano in un simpatico allestimento dove tocchi di colore e trasparenze di pareti pongono in risalto oggetti colorati, poi le lampade scendono dal soffitto quasi in un gioco di rimbalzo e rendono l’ambiente luminoso, ma anche soffuso.

Oziare significa essere liberi. Il nome Otivm si contrappone al negotium, così enuncia il menu, perché nella filosofia del ristorante si deve vivere una bella esperienza grazie all’ottima cucina d’ispirazione mediterranea, ma con tocchi esotici dello chef Gianluca Rosano, ancora molto riservato e che spero vada spesso al tavolo a farsi conoscere così da creare un viaggio per il palato rendendolo più personalizzato, spiegando i suoi piatti, come ha fatto con me.

Nato a Milano dove ha studiato all’Alberghiero Amerigo Vespucci, ha avuto una nonna siciliana che gli ha trasmesso i profumi della cucina e l’amore per questo lavoro. Nella selezione che ha fatto del menu che è bello ricco, siamo passati dal prodotto di spunto casalingo italiano alle interpretazioni di cucine sudamericane che ha incontrato nei suoi viaggi di approfondimento.

Per chi lo desidera la sera ci sono anche spettacoli acrobatici con musica e artisti di caratura internazionale. Scegliere di cenare in questo ristorante quindi non è solo un fatto di menù, ma diventa allora un viaggio che appaga il palato e incanta la vista.

Devo dire che dal più semplice piatto amuse bouche al raviolo cacio e pepe, al bottone di grano arso con ragù di coniglio, allo sgombro affumicato con piselli al wasabi, o l’abbinamento del black angus con la purea di mele, il mio palato si è deliziato al massimo, e … non sono riuscita a perdere almeno un dessert.

I vini in carta spaziano nella nostra Italia con bollicine dal più semplice al più sofisticato, nei fermi dai francesi più richiesti come i bourgogne, i chabli e sancerre, fino ai più importanti piemontesi o siciliani.

Un bel bar troneggia in sala e il caffè alla fine ti chiude una esperienza interessante.

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