Domanda da non fare di certo parlando con Gaetano Simonato che ha chiamato il suo Ristorante “Tano, passami l’Olio”. Da non fare perché è l’olio il suo ingrediente preferito, base della sua cucina.
Il patron del ristorante Stella Michelin a Milano, a distanza di anni, non smette di innovarsi e trovare nuove formule d’nterpretazione, pur restando fedele ai cardini della sua filosofia iniziale. L’Olio extravergine d’oliva che dal 1995, anno dell’apertura, gioca ruolo di primo attore, proponendosi in molteplici varietà che raccontano di un alimento unico, dalle mille sfaccettature, sano e sempre moderno. Tano ne propone una cinquantina di etichette ed è in grado di costruire un piatto in maniera originale e irripetibile. “Ci sono due modi di mangiare: uno per nutrirsi, l’altro per divertirsi. La cosa bella è che il secondo non esclude il primo”.
È la frase con cui apre il suo libro “Passione Extravergine”, opera che nel titolo riassume con estrema semplicità la vita, il lavoro e l’amore di un Uomo che attorno ad un ingrediente ha saputo costruire una cucina e un’identità senza pari e unica nel panorama dell’Alta Cucina. È nato a Milano, da mamma friulana e papà siciliano. Suo padre è morto che aveva solo quindici anni e quindi ha dovuto prendersi cura della famiglia, cucinando a casa per mamma ed i suoi quattro fratelli. Sin da subito ha capito che amava la ricerca e la cucina; partendo dalle ricette della tradizione, le interpretava e cercava di renderle più contemporanee e quindi ecco nascere il desiderio di aprire una sua attività anche se per molto la ha condivisa con il lavoro del bar che lo portava e lo porta ancora a fare le ore piccole. Avere un ristorante in cui la gente potesse andare a mangiare qualcosa di unico, non ordinario quindi non facile da poter mangiare in casa propria. Sua madre nel suo ristorante non lo voleva in cucina e nei vari tentativi presso altri ristoranti con risultati per lui non soddisfacenti, lo hanno spinto, carattere risoluto, a non volere capi, anche se… forse uno vicino ne ha sempre, ma l’amore è altra cosa.
Così, come abbiamo detto, dal 1982 ha fatto il barman per ben 17 anni e nel ’95 ha aperto il suo ristorante in via Vigevano. Nel 2008 è arrivata la stella Michelin quando è passato in via Eugenio Villoresi 18 a Milano. La convivialità e la dieta mediterranea sono gli elementi che cerca di mantenere costanti nel suo amato lavoro facendo si che la gente che passa da lui e da Nadia stia bene e possa sentirsi a proprio agio. Allora nei suoi piatti si usa poco burro, lo ha lasciato nel 1991, infatti lo reputa il passato della sua cucina.
Fu, come molto spesso accade, un caso che a Ceriale in Liguria, incontrasse un uomo che gli fece conoscere il suo frantoio a pietra. Tano, che di passioni ferve, vide subito che passione portava dietro quel prodotto e che lavoro e amore le persone davano a quella attività. Inizia così ad interessarsi agli aspetti nutrizionali e salutistici del prodotto che gli confermarono quanto l’olio extravergine d’oliva non temesse rivali tra tutti i grassi utilizzati in cucina. Sono oltre 50 le marche di olio evo che troneggiano nella bacheca del suo ristorante. L’olio extravergine è la contemporaneità e, a seconda del cibo che va a condire o a elaborare, lui trova un ventaglio incredibile di varietà e di possibilità. Cosa c’è di meglio per un creativo come Tano, uomo di cucina fattosi da solo senza nessuna scuola specifica, se non quella della vita. Un uomo passionale ed infatti è su questa vena che è uscito il suo libro “Tano Simonato: Passione extravergine”. Un libro non di ricette, ma di storia vissuta attraverso le sue passioni, la sua vita che mette in risalto il suo coniugare tradizione e innovazione, su come si possa reinventare la creatività mantenendo le grandi tradizioni proprie di ogni Regione italiana, ma unendo la conoscenza della tecnica attuale, consapevolmente. E quando, alla fine del libro, il grande chef termina il suo viaggio, dai luoghi dov’è stato alle persone di cui si è circondato, ecco i suoi punti forti: la moglie Nadia e il figlio Sebastiano.
Ebbene abbiamo detto che ha tante passioni e che desidererebbe poterle coltivare tutte, una di queste è il golf ed è per questo che ha spinto il direttore di Golf&Gusto ad intraprendere questa serie di eventi in cui ha cercato e cercherà di esserci, pur essendo sempre in giro per il mondo. Chissà se un giorno potrà coltivare questo sport, quando magari lascerà mestoli e coltelli per passare a ferri, putter e palline.