Artimino e l’11° Premio Italia a Tavola

Dopo aver presentato, durante una serata al Grand Hotel Gallia di Milano la Guida Euro Toques, il magazine Italia a Tavola ha creato il suo evento in un’imponente villa Medicea “La Ferdinanda” in Toscana ad Artimino, “il Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e dell’accoglienza”. Occasione interessante per porre sul tavolo alcuni argomenti salienti di questi ultimi anni quali il Turismo agroalimentare e come veicolarlo.

Giunto ormai alla 11ª edizione, questo premio ha ancor una volta dimostrato l’interesse del pubblico per questo comparto del food nel sostenere i candidati che al primo turno avevano 173.557 votanti, al secondo oltre 230mila, infine al terzo avevano raggiunto la quota 295mila, avvicinandosi addirittura (in sole tre settimane) al record raggiunto lo scorso anno di 313mila votanti, ma spalmati su ben 8 settimane. Questo format ha indubbiamente confermato il trend in crescita di un sondaggio capace di valorizzare davvero i Personaggi più seguiti in Italia dell’enogastronomia e dell’accoglienza.

Identità e Sicurezza, temi centrali dei dibattiti per il futuro della ristorazione e dell’accoglienza e occasione ghiotta per creare delle tavole rotonde sull’argomento con la partecipazione anche di Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole e del Turismo; Carmela Colaiacovo, vicepresidente di Confindustria Alberghi; Ettore Prandini, presidente di Coldiretti; Lino Stoppani, presidente di Fipe-ConfCommercio, chiaramente Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola e, come moderatore, Federico Quaranta, conduttore di Linea Verde su Rai 1 e di Decanter su Radio 2, vincitore della sezione Opinion Leader con 37.299 preferenze.

«Sono 18 anni che sento dire che bisogna fare rete, ma quando si fa davvero? Non perdiamo questa occasione». Questa la riflessione –  quasi provocatoria – di Federico Quaranta attorno a cui si è aperto il primo dibattito di questo 11° Premio Italia a Tavola.

«La rete – ha spiegato il ministro – la fanno i territori, non può essere un Ministero a decidere chi e come deve fare rete. Che poi il Ministero abbia un suo ruolo cruciale è fuori dubbio: dobbiamo coordinare, accompagnare, unire, lavorare per fare sempre meglio e irrobustire la struttura dell’agricoltura e del turismo affinché lavorino sempre più a braccetto. Il grosso del lavoro deve tuttavia arrivare dal basso. Penso alla Lomellina che ha unito sotto un’unica realtà i prodotti del territorio, la sua cultura, le sue strutture storiche e artistiche, le persone e le aziende che vivono e lavorano lì generando un circolo virtuoso di visite turistiche».

«Al contrario – ha proseguito il Ministro – penso all’Oltrepò Pavese che ha un patrimonio enologico (ma non solo) enorme, ma che non riesce ad unirsi sotto un’unica associazione, litiga, discute, marcia verso soluzioni molto separate. L’obiettivo di unire il più possibile sotto la voce turismo molte realtà, come l’agricoltura e la ristorazione, è venuta un anno fa a me e all’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini, quando nelle legislature precedenti sembrava un passo impossibile e sbagliato da compiere. Noi vogliamo portare fuori dai confini nazionali le nostre eccellenze affidandoci allo story telling, che ha il compito di raccontare i territori italiani e ciò che essi producono».

I nostri territori, le nostre radici, possono essere utilizzati e promossi con nuove attività. «La geografia – ha detto Federico Quarantasi sta trasformando in opportunità di accoglienza. Il mondo sta cambiando, ma necessita di rapporti e integrazione. Il fattore umano si rivela sempre più fondamentale, ma deve puntare sulla sinergia, ci si deve aprire soprattutto perché il mondo stesso lo chiede. Dobbiamo dare un senso a tutte le ricchezze che abbiamo e sfruttarle in modo intelligente».

E allora bisogna fare rete tra imprese, tra associazioni, tra istituzioni, perché si possa valorizzare il modo di essere specifico degli italiani in questo campo della ristorazione e dell’accoglienza con un occhio vigile quindi all’Identità e Sicurezza, per vincere anche il lavoro nero.

«L’identità di prodotto, di territorio, del lavoro dei professionisti è la cosa più importante perché noi italiani siamo diversi dagli altri Paesi e solo se riusciamo a valorizzare questo nostro modo di essere possiamo mettere a frutto il nostro valore aggiunto». Questa è stata la conclusione di Alberto Lupini, direttore di Italia a Tavola.

Ed allora le due giornate di evento in terra toscana si sono corredate di Master Class dei vini di Artimino, di degustazioni di prodotti che supportano Euro-Toques, di premi tra cui quello alla miglior nuova interpretazione del Negroni, della mostra sulla Forchetta di Davide Dutto, legata non solo a Caterina de’Medici di cui ricorrono i 500 anni dalla nascita che fu proprio l’iniziatore e diffusore alle corti europee dell’utilizzo di quest’oggetto facendone non solo un distintivo di eleganza, ma anche un vero e proprio emblema della cucina. Un premio con la riproduzione della forchetta è stato consegnato al Ministro, quale ambasciatore del turismo enogastronomico.

Poi, durante la cena di gala, Enrico Derflingher, presidente Euro-Toques, ha desiderato sottolineare la partecipazione dei giovani under 30 dell’Associazione «Non sempre i soliti cuochi, ma i nostri associati più giovani. Perché meritano spazio e visibilità, perché la loro cucina è di alto livello, perché loro sono il futuro della nostra associazione».

Questo è un gran patrimonio, giovani appassionati del loro lavoro, che questa terra ricca ci offre ogni giorno e che quindi il turismo deve cogliere come elemento portante, perché in Italia non abbiamo solo il più grande patrimonio d’arte, ma anche una biodiversità che ci permette, lungo lo stivale, di offrire una cucina sana e di super livello che può essere quel quid in più che può accrescere il nostro incoming turistico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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